Nelle edizioni odierne i Settimanali della Stampa Diocesana Novarese hanno dedicato ampio spazio allo sport al femminile, e alle differenze, soprattutto economiche, che ancora marcano un confine con gli uomini. Abbiamo voluto approfondire l’argomento anche noi del Caffè della Sbarra, visto che il nostro Boss Francesco con la SDN collabora da anni, e abbiamo sentito, per ampliare i pareri anche una rappresentante dello sport lombardo: l’ex cestista Chiara Catella.

Chiara è il Sindaco di un paese che si chiama quasi come lei, Cantello,  4700 abitanti in provincia di Varese sul confine svizzero, conosciuto per essere la patria degli asparagi. Nel suo passato ci sono molti anni da giocatrice di basket anche ad alto livello. Le chiediamo se durante la sua lunga militanza sportiva si sia mai sentita meno considerata rispetto ai maschi.

“Direi proprio di no, ma più che altro perché quando iniziai nel mio paese esisteva solo la parte femminile della società di pallacanestro, quindi sentivamo pochissimo la rivalità con i ragazzi. Scelsi il basket proprio perché molto lontana dalla classica pallavolo che tutte le mie coetanee preferivano. Uno dei complimenti più belli che mi fecero in carriera fu “giochi come i maschi”. Un po’ folle, lo riconosco, ma per me era un motivo di vanto.”

Successivamente hai fatto un’altra scelta che ti ha portata a misurarti in un mondo prevalentemente maschile, quello della politica: le esperienze fatte nello sport ti hanno aiutata in questo nuovo impegno?

Assolutamente sì. Innanzitutto per il senso di appartenenza, di squadra; la consapevolezza di non poter raggiungere alcun obiettivo in solitario ma solo grazie alla forza del gruppo. E poi lo spirito di competizione che ti consente di porti sfide complicate come, appunto, ricoprire un ruolo che nell’immaginario collettivo è prettamente maschile. Certo è difficile: devi essere sempre sul pezzo più di tutti, competente e disponibile più dei tuoi predecessori, dimostrare che aver scelto per la prima volta una donna alla guida del paese sia stata la scelta più giusta, anche se lo sguardo un po’ perplesso quando mi presento come Sindaco c’è, sempre. Poi passa, si dissolve. Pochi giorni fa, abbiamo avviato un progetto cui tengo molto, ovvero attribuire a Cantello il nome di Paese per lo Sport e siamo partiti dalle scuole, organizzando   incontri tra gli alunni ed atleti disabili che sono stati accolti con entusiasmo ed affetto. Abbiamo preso atto di quanti dei nostri ragazzi e soprattutto ragazze svolgano costantemente attività sportiva nel nostro paese e ne sono rimasta positivamente molto colpita.”

Per finire le chiediamo se ritiene che, nel professionismo, le atlete arriveranno prima o poi a guadagnare quanto i colleghi maschi.

“Sarà un percorso lungo, ma sono anche certa che sino a quando continueremo ad anteporre l’essere donna o meno rispetto alle capacità umane, professionali e sportive di una persona, arrivarci sarà comunque un’impresa. Si tratta prima di tutto di un fatto culturale e proprio come tale fare in modo che non vi siano più distinzioni – anche economiche – tra atleti ed atlete resterà un traguardo faticoso da raggiungere ma sicuramente non impossibile.”