Lunedì a Borgoticino è iniziata la preparazione del Gozzano in vista del campionato di Serie D. Torneo a cui i rossoblù sono stati riammessi dalla FIGC dopo la rinuncia al passaggio tra i professionisti conquistato brillantemente sul campo solo tre mesi fa.

Non sto scrivendo queste righe presentare la nuova squadra e i nuovi obiettivi del Gozzano, e anche sarebbe inutile rivangare qui quelle recenti vicende che tutti conosciamo e abbiamo ampiamente commentato, ma credo che proprio dalle reazioni e da tutto quello che è stato detto e scritto a proposito si debba trarre una conclusione. Amara.

Mister Soda con la supertifosa Marilena Sassi e il bomber Diego Allegretti

Le posizioni relative a questa vicenda sono state le più diverse, quelle ufficiali e istituzionali sono state di sostegno alla società e alla scelta fatta, “non fare il passo più lungo della gamba” la frase più usata. Anche molti colleghi hanno scelto questa strada e quanto successo nelle settimane successive ad una realtà ben più grande e importante come il Novara ha dato tutto sommato loro ragione.

Io mi sono discostato molto da questa linea, ho dato spazio sulle colonne de L’Informatore, alle voci della gente, in gran parte in aperto dissenso con queste scelte. Certo è semplice fare i conti col denaro degli altri, ma resto convinto che quando si sa di non poter sostenere un impegno perché troppo gravoso non ci si mette nella situazione di doverlo affrontare. Era sufficiente a gennaio, una volta maturata la certezza di navigare in acque tranquille, cedere i pezzi pregiati e senza clamori terminare il campionato in una posizione di classifica che non dava onori speciali ma nemmeno oneri ed obblighi.

Michael Kayodè uno dei pezzi pregiati del Gozzano della scorsa stagione

La strada seguita invece ha portato divisioni e polemiche, che si trascineranno. Il gruppo ultras dei Testi Mati Guzon ha scelto di restare al fianco della squadra, altri forse no. Chi scrive sarà ancora presente al D’Albertas, cercando di non dare giudizi ma di limitarsi a riferire i fatti, come ho sempre fatto, lasciandomi andare a considerazioni personali solo sul mio blog e in rarissime occasioni, come quella di oggi, visto che è corretto chiarire a chi mi legge il mio pensiero.

Ed eccoci all’amara conclusione preannunciata all’inizio. A margine della piccola vicenda del nostro Gozzano, e visto quello che succede in realtà ben più grandi come Novara e Chievo per citarne solo due, alla luce delle cessioni forzate di Messi e Lukaku, lasciatemi anche ribadire che tutto quanto letto sui giornali e affermato dai soloni dell’UEFA in occasione del poi abortito lancio della SuperLega si è dimostrato una colossale balla: il calcio non è  della gente, dei tifosi, non lo è più da tanti anni, forse non lo è mai stato: il calcio, come quasi qualsiasi cosa a questo mondo è di chi ha i soldi.