Lhoussain Oukhrid è un mezzofondista marocchino di 38 anni, da tempo in Italia. Lo incontriamo a casa di Claudio Broggi, classe 1954,un runner di un’altra generazione, quando i runner si chiamavano podisti e quando trail e ultra trail erano la corsa in montagna… Claudio e Lhoussain si sono conosciuti almeno quindici anni fa sulle strade del varesotto quando un giovane Lhoussain iniziava a farsi conoscere mentre Claudio, ormai cinquantenne, aveva già ovviamente espresso il meglio della sua carriera ma continuava ad essere uno dei master più temuti di tutto il circuito. Da allora il marocchino ha girato molto per il nostro paese, realizzando anche tempi importanti, nel 2012 è sceso sotto i 29 minuti (28’56” e 8) sui 10.000, nel 2015 ha chiuso la mezza maratona in 1h 2’ 15”. Nel 2017 era tesserato per una società della Campania e il 31 ottobre si presentò al via della prova di Campionato Italiano di mezza maratona ad Agropoli, concluse terzo ma, poche settimane, dopo fu fermato per doping, essendo risultato positivo all’eritropoietina. – Ero stato sottoposto a controllo anche la settimana precedente, con esito negativo – spiega Lhoussain – e non mi spiego cosa sia successo. Nemmeno sono riuscito a svolgere nei termini le contro analisi, non avevo denaro per pagarmi un avvocato e faticavo a comprendere i testi scritti in italiano che mi sono stati fatti firmare. Così sono stato squalificato per ben quattro anni. –

L’atleta ha quindi smesso l’attività e ha vissuto alternativamente con la famiglia in Marocco e in Italia. – Ora il periodo di sospensione è terminato – interviene Claudio Broggi – e il ragazzo, che adesso risiede a Varese dove lavora regolarmente come operaio, ha fortemente voluto tornare a correre, almeno sui circuiti della nostra provincia. – – A fine maggio ho vinto una tappa del Giro del Varesotto, quella di Quinzano.- riprende Lhoussain – Ero molto soddisfatto, ma quello che è accaduto dopo l’arrivo mi ha molto amareggiato. Il secondo e il terzo arrivato non hanno voluto salire con me sul podio, probabilmente per via della vecchia squalifica, nessuno in faccia mi ha detto nulla. Ormai ho 38 anni e non posso certamente più pensare ad una carriera professionale nella corsa; quindi, perché qualcuno dovrebbe poter pensare che io non sia pulito? Per vincere il cesto che viene omaggiato ai primi in queste manifestazioni e che spesso regalo? La mia squalifica, comunque sia arrivata, ormai è terminata e le norme mi consentono di tornare a competere. – – Senza volermi vantare – interviene ancora Claudio – il mio nome conta ancora qualcosa nel mondo delle corse su strada, e credo di poterlo spendere per assicurare tutti che Lhoussain corre per amore di questo sport, allenandosi duramente la sera dopo il turno di lavoro, e, se anche avesse sbagliato in passato, ora ha saldato ogni debito con la giustizia sportiva. Non trovo corretto venga isolato e discriminato da chi è stato battuto sulla strada. –

Claudio Broggi, ricordiamolo, ha un passato sportivo non indifferente, nel ciclismo, nel ciclocross, nella mountain bike, disciplina in cui è stato tra i pionieri oltre trent’anni fa, e ovviamente nella corsa, soprattutto quella in montagna. Ha preso parte alla Marathon des Sables nel Sahara marocchino, ha raggiunto la vetta del Kilimangiaro a oltre 65 anni di età, e tante altre imprese. In provincia è noto nell’ambiente dei runner per aver vinto 17 edizioni dello Scarpone Luvinatese, manifestazione che si è svolta lo scorso primo maggio per la cinquantaseiesima volta: 5,6 chilometri salendo al Campo dei Fiori con 800 metri di dislivello. Nel 1991 stabilì il record della corsa in 34’23’’. Lhoussain Oukhrid si è aggiudicato l’edizione 2022 in 35’47” dunque ancora lontano dal tempo dell’amico, ma la sfida resta aperta. – Io sono più da corsa in piano – spiega l’atleta marocchino – ma ci riproverò nel 2023…- Claudio scuote la testa e sorride – Quel tempo non lo batti! E poi anche se ci dovessi riuscire hanno un po’ cambiato il percorso da quando correvo io, e dunque sarebbe la miglior prestazione su un tracciato diverso…-
